Storia

La tradizione socialista nei Nebrodi dal 1892 ad oggi.

 

Le radici del socialismo nebroideo vanno rintracciate nel Fascio di Mistretta, costituito nel settembre del 1892 da un gruppo di intellettuali ed operai, e nel Fascio Operaio Nasitano, a cui diede vita l’avvocato Francesco Lo Sardo nel 1893 a Naso. A questi due nuclei socialisti, in prima linea nelle lotte operaie e contadine, furono anche legati due importanti giornali: “Il nuovo amastratino”, fondato dai socialisti mistrettesi nel 1894, ed “Il Riscatto”, nato a Messina già alcuni anni prima della formazione dei Fasci Siciliani, precisamente nel 1886, su iniziativa di Giovanni Noè e di Francesco Lo Sardo.

Dopo la fondazione a Genova nel 1892 del Partito dei Lavoratori Italiani, poi diventato Partito Socialista dei Lavoratori Italiani ed infine Partito Socialista Italiano, le sezioni di Naso e Mistretta furono le prime ad organizzarsi in provincia, insieme a quelle di Messina e Taormina. Nel 1902 Francesco Lo Sardo costituì la sezione del PSI di Naso, di cui fu segretario il fratello Giovanni, riuscendo anche a farsi eleggere come unico delegato della provincia di Messina al congresso di Imola dello stesso anno. Nel 1904 fu Mistretta a mandare un proprio delegato al congresso di Bologna, insieme ad altri due delle sezioni di Messina e Taormina. Se a Naso si preoccupò Lo Sardo di organizzare il movimento socialista, a Mistretta fu un altro avvocato a distinguersi per il suo attivismo a favore dei lavoratori: Giuseppe Spinnato, che sarà anche un apprezzato sindaco del centro nebroideo, fortemente avversato dagli agrari e candidato, senza successo, alle elezioni politiche del 1913, nel collegio di Mistretta (sorte simile a quella di Lo Sardo, anch’egli in lista nella stessa competizione elettorale, nel collegio di Naso).

Scoppiata la Prima guerra mondiale, tra il 1915 ed il 1916 Spinnato diffuse a Mistretta, Castel di Lucio, Capizzi ed in altri paesi vicini delle copie dei manifesti di Zimmerwald e di Kienthal, approvati dalla due conferenze svolte dai socialisti europei in Svizzera per coordinare la strategia contro la guerra. Dopo averne inviate due copie a Castel di Lucio nel dicembre del 1916, Spinnato subì una perquisizione in casa sua, vedendosene sequestrare altre sessanta. La propaganda pacifista del leader socialista amastratino probabilmente doveva aver preoccupato molto il Prefetto di Messina, essendo risultata molto efficace a Capizzi, dove il 13 dicembre 1916 cinquanta donne si erano recate al palazzo municipale sollecitando il sindaco a prendere posizione a favore della pace.

Il 14 marzo 1921 a Brolo il socialista sardo Salvatore De Riu, reduce da esperienze sindacali nel Nord Italia, trasferitosi nel centro tirrenico e divenuto il segretario della locale Camera del Lavoro, organizzò insieme ai compagni brolesi una protesta per l’ingiusto licenziamento di un operaio del luogo. I carabinieri aprirono il fuoco sui quindici operai e sulla folla che si era unita a loro, tentando di uccidere De Riu, che fu ferito da un colpo di pistola allo stomaco, ma sopravvisse dopo un ricovero ospedaliero di venticinque giorni. Fu colpita e uccisa da un proiettile, partito dalla pistola di un “borghese” locale, anche una bambina di dieci anni, Angela Barà. I responsabili di questi sanguinosi avvenimenti restarono impuniti e Salvatore De Riu, oltre ad essere stato ferito, venne bollato come “sovversivo”, perdendo il lavoro. Anni dopo, conclusasi la Seconda guerra mondiale, un suo tentativo di riaprire il caso per punire chi si era macchiato di quei delitti si rivelò infruttuoso.

Nel 1922 Lo Sardo venne eletto nel consiglio nazionale del PSI, ma due anni dopo decise di seguire Giacinto Menotti Serrati nel Partito Comunista d’Italia, già costituitosi da un triennio, in seguito alla scissione di Livorno del 1921, con cui gli esponenti filo-bolscevichi avevano abbandonato le idee socialiste. In un primo momento, Serrati e Lo Sardo, sebbene si fossero dichiarati favorevoli alla Terza Internazionale, dominata dal dittatore sovietico Lenin, avevano optato per rimanere nel Partito Socialista: alla fine, decisero di unirsi agli scissionisti, lasciando anch’essi le file socialiste.

Con l’avvento del fascismo, Mistretta, Naso, Ficarra ed anche altri paesi dei Nebrodi furono centri di attività antifasciste. Nonostante il passaggio nel campo comunista di Lo Sardo, divenuto deputato nel 1924 ed importantissimo esponente dell’opposizione al regime, morto nel 1931 per la durezza del carcere fascista, i socialisti mantennero una presenza rilevante nella zona dei Nebrodi, pur nella clandestinità. Tanto Mistretta quanto Naso furono duramente punite per la presenza di nuclei ostili alla dittatura di Mussolini: nel 1923 la prima perdette il Tribunale, soppresso dal fascismo con il Regio Decreto n°602 del 24 marzo, mentre nel 1925 il regime favorì il distacco della frazione di Capo d’Orlando dal territorio nasense. Nel paese di Lo Sardo il PSI potè contare su Carmelo Di Lena, che sarebbe diventato il primo sindaco di Naso liberata nel 1943. Furono attivi antifascisti anche i suoi fratelli, il repubblicano mazziniano Cono ed il comunista Ignazio (socialista fino ai primi anni ‘20).

Conclusasi la Seconda guerra mondiale e nata la Repubblica, i socialisti si divisero anche sui Nebrodi, dove un piccolo gruppo di compagni seguì il presidente dell’Assemblea Costituente Giuseppe Saragat ed il leader socialista riformista milazzese Santi Recupero nel Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, nato con la scissione di Palazzo Barberini nel 1947 e successivamente denominato Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI). Sia la maggioranza nenniana, sia i riformisti saragattiani affrontarono le prime elezioni regionali siciliane del 1947: il PSI nebroideo riuscì ad eleggere nella lista del Blocco del Popolo l’avvocato Gaetano Franchina, poi sindaco di Tortorici dal 1952 al 1960 e di nuovo dal 1965 al 1968. Rieletto all’Ars nel 1951 sempre con il Blocco del Popolo e poi con la lista autonoma del PSI nel 1955, nel 1959 e nel 1963, poco dopo la quarta rielezione, uscì dal partito, non avendo condiviso la formazione dei governi di centro-sinistra regionale e nazionale, per aderire alla scissione promossa nel 1964 da Tullio Vecchietti, che diede vita al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP). Riconfermato al Parlamento siciliano nella lista socialunionista ancora una volta nel 1967, si dimise da deputato regionale l’anno dopo. Allo scioglimento del PSIUP, non seguì la maggioranza del gruppo dirigente socialunionista nel PCI. Peraltro, nella zona nebroidea, diversi militanti socialunionisti, dopo il 1972, rientrarono nel PSI, seguendo il senatore messinese Vincenzo Gatto (successivamente eletto al Parlamento europeo nel 1979, nelle liste con il simbolo del Garofano, durante la segreteria di Bettino Craxi).

Sempre nel secondo Dopoguerra, iniziò la stagione delle lotte contadine per il diritto alla terra e per contrastare il latifondo ed i soprusi degli agrari contro i braccianti, i mezzadri ed i piccoli proprietari. Gaetano Franchina mise a disposizione del movimento la sua maestria nella professione forense, partecipando fino in Corte d’Assise ai processi scaturiti dalle violenze e dalle stragi mafiose. Alla testa di queste battaglie di libertà vi furono numerosi esponenti socialisti nebroidei, tra cui Carmelo Battaglia, assessore al patrimonio per il PSI nel comune di Tusa, nonché grande avversario della mafia dei pascoli e dei “gabelloti”. Già il 6 marzo 1951 il futuro segretario regionale del PSI, l’intellettuale marxista di origine romana Raniero Panzieri, docente di filosofia del diritto all’Università di Messina, aveva guidato una marcia di dieci-dodicimila contadini per occupare diecimila ettari di terre incolte sui Nebrodi, circostanza che, dopo un periodo di due settimane trascorso nei “feudi” nebroidei, gli costò nel successivo giugno un processo per aver istigato i braccianti ad occupare delle terre e per l’occupazione stessa, in cui fu assolto per insufficienza di prove; inoltre, il 16 maggio 1955 la mafia di Sciara (PA) aveva ucciso Salvatore Carnevale, bracciante, capolega e segretario della locale sezione socialista, trasferitosi nel paese madonita dal comune nebroideo di Galati Mamertino, dove era nato, insieme alla madre Francesca Serio, che proseguì poi l’impegno del figlio militando nel PSI. A Tusa Battaglia promosse la cooperativa “Risveglio Alesino”, che insieme alla “San Placido” di Castel di Lucio acquistò nel territorio di Pettineo il “feudo” Foieri, sottraendolo ai mafiosi. Pagò il suo coraggio con la vita, venendo ucciso la mattina del 24 marzo 1966, mentre si recava nel fondo strappato alla mafia.

Nello stesso periodo, fu attivo nel vicino centro di Santo Stefano di Camastra l’insegnante Liborio Gerbino, personalità di elevato livello intellettuale e già partigiano in Piemonte durante la Resistenza antifascista, che organizzò la locale sezione socialista coinvolgendo un gruppo di giovani attratti dal suo carisma e dalla sua cultura, insieme ai quali negli anni ‘60 espugnò il comune sottraendolo alla lunga predominanza della Democrazia Cristiana.

Peraltro, nei primi anni ‘70, in seguito al distacco di un parte della sinistra cristiana dalla DC, guidata dall’ex presidente delle ACLI Livio Labor, diversi cristiani impegnati in politica ed attivi in provincia di Messina, optarono per l’adesione al PSI: tra questi, si segnalò in particolare Giuseppe Gerbino, anch’egli nativo di Santo Stefano di Camastra, docente di Lettere nei licei, eletto alla Camera dei Deputati per tre legislature. Dirigente nazionale delle ACLI, confluì nel Partito Socialista Italiano (insieme a vari altri esponenti locali aclisti, tra cui il consigliere comunale di Messina Giuseppe Magistro, originario di Raccuja) attraverso il Movimento Politico dei Lavoratori (MPL), fondato da Labor insieme a lui e ad altri cristiani orientati verso il socialismo.

Tra i primi anni ‘60 e ‘90, in seguito al passaggio di Franchina nel PSIUP, l’esponente più rappresentativo della parte del movimento socialista fedele a Nenni fu nei Nebrodi l’ingegnere Aldino Sardo Infirri, sindaco di Castell’Umberto dal 1960 al 1994, deputato all’Assemblea regionale siciliana dal 1976 al 1991 e vice presidente della Regione Siciliana dal 1984 al 1987. Nella sua lunga carriera politica, ricoprì anche la carica di vice segretario della federazione provinciale di Messina del PSI. Scomparso il 17 luglio 2012, aveva maturato le sue idee socialiste riformiste leggendo e commentando insieme a Carmelo Di Lena i vecchi articoli di Filippo Turati ed Andrea Costa su “Critica Sociale”. Fu legato da una sincera amicizia al segretario nazionale del PSI Bettino Craxi, egli stesso originario dei Nebrodi (la famiglia di suo padre, il partigiano ed avvocato Vittorio Craxi, nominato vice prefetto di Milano nel 1945 su proposta di Sandro Pertini ed invito del compagno autonomista Giuseppe Romita, veniva da San Fratello). Dopo la diaspora socialista, iniziata nel 1994, anche sui Nebrodi si succedono varie formazioni politiche che organizzano gli eredi del PSI e del PSDI, pur restando significativa la presenza della sinistra riformista nei Nebrodi. Queste realtà nel 2007 ricostituiscono il Partito Socialista in cui riconoscono la continuità della lezione di Turati e Saragat. Nel 2009 il partito riassume lo storico nome di Partito Socialista Italiano e sui Nebrodi celebra nel 2012 il centoventesimo anniversario della fondazione con una manifestazione a Galati Mamertino, nel nome di Salvatore Carnevale.



Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.

Partito Socialista Italiano